«Signora, se mi lascia i suoi dati e il suo numero di cellulare, le invieremo un messaggio ad ogni nostra promozione». Così succedeva fino a poco tempo fa, nell’era prima di WhatsApp, la stessa che ha decretato l’anacronismo degli sms.
La stessa che dieci anni fa ci pareva all’avanguardia. Bandita, o comunque vecchia, oggi dà scarsi risultati. O meglio, ne dà molto meno di quanto ne offra WhatsApp, attorno a cui si è costruito il WhatsApp Marketing. Il motivo? Sono molteplici e si intersecano tra di loro. Dalla parte del mittente, quindi di chi vende, a parte la gratuità – scaricata la App non si paga ogni singolo invio – c’è la possibilità di sfruttare il Broadcast, ossia di realizzare liste ad hoc cui inviare un contenuto, senza che questo significhi essere in una chat di gruppo, con le noie annesse delle notifiche. No, la risposta, la vede solo l’amministratore, quindi è salvaguardata, per assurdo, anche la privacy, la cui assenza è tanto contestata con l’arrivo della doppia spunta blu.
La lista è mirata, non comprende tutto il data base, viene realizzata di volta in volta sulla base delle caratteristiche e dei gusti della clientela.
Il titolare di un centro welness, ad esempio, ad alcuni manderà una proposta per un pacchetto massaggi, ad altri per l’accesso alla sauna. Dalla parte del destinatario, a spiccare è il fattore ‘esclusività’. Sa di non essere stato scelto a caso, quindi si sente gratificato e questo crea istintivamente un rapporto di fiducia. Chi in fondo non ha bisogno di sentirsi speciale? Di essere corteggiato e coccolato? Ancora, c’è una induzione alla responsabilità. Sa che ricevendo l’invito ad una promozione o ad un evento, la sua risposta, positiva o negativa, sarà valutata. Perché la richiesta è fatta proprio a lui. Non come succede con gli eventi realizzati via Fb, visibili a tutti, indifferentemente, con gli amici che cliccano il ‘partecipa’ solo per farti contento e aumentare l’apparente consenso.
Da un punto di vista pratico, la semplicità del WhatsApp Marketing sta nel fatto che non è percepito come invasivo. Neppure il cliente forse si accorge di essere tale, perché l’obiettivo è la ‘relazione’, che appaga e viene talvolta premiata con un regalo. Di cui mica tutti sanno, ma i soliti pochi, quindi anche l’aspetto ‘pudore’ è salvaguardato. WhatsApp dà molte più opportunità delle vecchie mail o sms. Con la possibilità di ‘allegare’ foto e video, il gioco è fatto.
Nessun ambito è escluso, poco più di 10 anni fa l’Ansa aveva lanciato un servizio news via sms. Poco più di un mese fa, un importante gruppo editoriale lo ha fatto via Whats. E nell’ambito delle prestazioni, c’è chi lo utilizza per dare informazioni, per prenotazioni. In questi casi, c’è infatti un numero WhatsApp dedicato, da cui non si riceve, ma a cui si invia un quesito ottenendo una risposta.
Il mercato al tempo di WhatsApp è talmente facile, con un po’ di cura, che neppure sembra… marketing.
Ma lo è, a tutti gli effetti.
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